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ANNOTAZIONI

ALLE CANZONI ASCETICHE E MORALI

XXV. v. 1. Per la spiegazione dei primi versi e il concetto che vi è espresso v. Eg. Guitt., 19-22.

v. 6: «trovare», cioè poetare.

v. 32. Cioè: non creda di trar pro dall’altrui danno.

v. 36: «dispeso»; il Val.: «di spesso»; ma non comprendo qual senso possa dare.

v. 60: «e’ tempi»; oppure «e tempi»? Il problema non è risolto; ma m’attengo al primo tipo. Cfr. Schiaffini, Testi fior., p. LII.

v. 65. Il Val., attenendosi al ms. C: «Natura di ragion scritta è comune», ma non dá senso soddisfacente.

v. 71 seg. Intendi: né rendesse merito in alcun modo, né qui, in questo mondo, né «poi l’alm’è divisa» cioè quando l’anima è separata dal corpo.

v. 77. Il Val. spiega: «cioè che non ci toglie l’ignoranza di far bene». Ma il senso mi sembra altro, e cioè: ché non è tanto l’ignoranza, quanto la follia che ci distoglie dal far bene, e piú di tutto ci travolge la cattiva abitudine.

v. 83: «solo»; il ms. A: «via piú», ma mi par certo che qui si voglia dar valore al disuso; quindi logicamente è detto che il bene sembra tanto grave solo pel disuso e perché si nutrono desideri ad esso contrari; e viceversa, s’aggiunge, dove esso aggrada come cosa piavevole e spontanea, l’uso fa si che si converta in gioia onorata.

XXVI. v. 18. Come lo danno i mss. il v. è ipermetro. Si potrebbe leggere, secondo A, «purificato e mondo e di carne alma», ma il senso non soddisfa (cfr. il v. 26). Il Val. legge: «di carn’e alma». Forse: «purificato e mondo, carne e alma».

v. 29: «che», cioè: all’infuori del tenere...