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annotazioni alle canzoni d’amore 313


ripetuta rima in ‛piaccia’, senza mutazione nel senso del vocabolo, fa sorgere ragionevole sospetto di scorrezioni nel testo».

vv. 34-36. Intendo: preferisco da voi tutto ciò (cioè l’incomprensione e le durezze), piuttosto che chiedere ad altra ciò che vorrei avere.

v. 49 segg. Il senso è: Poiché non mi trattengo mai dal servirvi, ho ragione di chiedervi mercé, e ne avrei meno solo che vi piaccia (vi sia a bene) talvolta ogni mia gioia; cioè non avrei ragione di chieder mercé solo se qualche volta vi piacerá di concedermi ciò che è tutta la mia gioia.

v. 55: «piú», preannuncia il «piú» ripetuto nel v. seg.; ed è dato dai mss. Il Pell. corregge: «pui», poi.


XXIII. v. 7: «ch’esso». Cfr. per questa lez.: Post., pp. 13-14.

v. 8: «cercar» è felice emendamento del Pell. d’un «crear» del ms., sfuggito al copista forse pel ricordo della forma «creato» ch’è nei versi precedenti due volte.

v. 23. Il ms.: «jnasciente», che il Val. corresse in: «me nesciente», e il Pell.: «in a sciente», non spiegato nelle note, cosí che il Par. domandava: cioè? Forse «conosciente»? O «a mi’ esciente»?. Nel Gloss. io avevo giá avanzato l’ipotesi che s’avesse qui un «in nascente», nel suo nascere; e dovendo risolvere in qualche modo la difficoltá, non vedo neppur ora alcunché di meglio, o di meno peggio.

v. 32: «paleggi», emend. proposto dal Par.; il ms.: «paregi».

v. 33. Il ms.: «che melglio me». Per correggere l’ipermetria, il Val.: «che mei ’m’è» e il Pell.: «che me’ m’è». Dovendo toglier qualcosa il meglio mi par stia nel sopprimer «che».

v. 47: «onore». Il ms.: «adimora»; il Pell.: «aunore e».

v. 49: «ognor», emend. del Pell.; il ms.: «onore». Forse: «onn’ore».


XXIV, vv. 33-36. Intendo: mostra che chi vilmente lo signoreggia abbia poco valore.