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v. 82. Anche questo è ironico: il conte Rosso, cioè Aldobrandino dei conti di Soana in Maremma era guelfo e probabilmente perse in conseguenza di Montaperti, i suoi domini.
v. 84. Ripafratta era stato nel 1254 dato dai Pisani ai Fiorentini come pegno. Continua l’ironia, che si accentua sempre piú nel commiato.
XX. v. 8. Intendo: e da solo prenderò la loro difesa.
v. 9. Di contro al Val. e al Pell. preferisco la lez. dei mss. A C, di contro a «e proveraggio» di B I, per analogia al «prenderò» del v. precedente.
v. 16. Il senso è: pone a loro, cioè alle donne, come cose dispregevoli e villane quelle stesse che a sé pongono come cortesi ed onorevoli, cioè giudica per le donne disonorevoli quei medesimi atti che in sé reputa invece degni d’onore.
v. 18. Il Pell.: «ch’a Deo e a ragione, e l’ora tenuto è, per onne statuto, ecc.», spiegando: «anche l’uomo (il secondo «e» del v. 18 si intenda come «etiam») è tenuto, come la donna, per forza di tutte quante le leggi, a non fallire a Dio e a ragione». Forse l’espressione acquista cosí maggior forza, ma perde certo in chiarezza.
v. 24. Il Pell.: «e quel blasmar». Il senso mi sembra: Dobbiamo dunque secondo ragione vedere quale dei due, cioè l’uomo o la donna, piú si guarda e fa meno il biasimo, cioè meno commette azioni biasimevoli.
v. 32: «è perché»; l’«è» si ricava dalla lez. di A che non fu accolta dal Pell. Intendo: e se esso (carnal talento) la domina, è perché le si offron per esso preghiere e doni; ma chi fa tali offerte è doppiamente spregevole nella sua colpa.
v. 37. Circa il ricordo di Cesare, unico nella lirica italiana piú antica, v. R. Ortiz (La materia epica, ecc. G. Stor. LXXXV, 43), il quale scorge qui un riflesso della leggenda «delle grandi sconfítte («penò tempo tanto») che Cesare avrebbe dovuto subire prima di trionfare del tutto dei Galli e dei Germani».
v. 46. Intendo: Non è giá da meravigliarsi se qualcuno cede, s’arrende, ma sí che ci sia qualcuno che s’aiuti e riesca a resistere e difendersi, pur avendo tanti stimoli da dentro, pel carnal talento, e da fuori, per l’assalto che le viene dalle lusinghe dell’uomo.
v. 49. Il senso è questo: Quanto la donna è piú dell’uomo ribelle (fera) a prender forma da Amore, tanto piú tenacemente