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annotazioni alle canzoni d’amore 305


al castello di Gressa del vescovo di Arezzo. Il Torraca crede che la parola «guerra» voglia qui indicare solo gli odi di parte e che si alluda alla cacciata dei ghibellini da Arezzo nel 1256.

v. 17: «membrar» è lez. di B, seguita dal Val. Il ms. A e il Pell.: «membrando». Preferisco la lez. di B per analogia col costrutto del v. 29.

vv. 26 segg. Il Pell., e poco diversamente giá il Val.: «... e moneta en suo loco, e con solazzo gioco, lí è devetato e preso pensamento». Il Par. proponeva di mutare «en» del v. 26 in «è ’n» e di accogliere al v. 28 la lez. dei mss. B I: «devetato» per ottenere questo senso: «sollazzo e gioco vi sono omai vietati (ne sono sbanditi) e in loro luogo li è preso pensamento, vi si preferiscono (tristi e non oneste) cure»; senso che si precisa ancor meglio accettando, come ho fatto, la lez. «pesamento» di B I al posto di «pensamento» del ms. A: in loro luogo c’è un’oppressione insopportabile!

v. 59. Il senso è: non dovevo servire né amare la mia parte politica, né qualche particolare amico, voglio dire signore o capo, per cui dovessi rimanere.

v. 66: «dal Prence en B.»; il ms. A: «da lo Re ’n Bare».

v. 67. Potrei trovarlo a meno, cioè a patti men gravi in terra di Bari. L’espressione fu giudicata dal Raina neologistica, ma è l’unica possibile. La frase è sarcastica, e colpisce col comune d’Arezzo l’esositá di Re Manfredi, punto munifico nel conceder feudi a Bari. Tuttavia il comune d’Arezzo lo aveva superato!

v. 68: «el», nota col Pell. che esso riguarda «podere», o in modo piú comprensivo «fio», cui allude anche «lo» nel verso precedente.

v. 71: «Estròvi», cosí B I; A: «isterovi», vi starò.

vv. 87-89. Variante notevole nelle lezioni dei mss. è solo, per quanto riguarda il senso, «me» del v. 89, dato dai mss. B I, di contro a «ma» di A. Si noti poi «e» del v. 88 dei mss. A I di contro ad «a» di B. Il Pell.: «ch’è siguro istare e gire a piú vile ch’eo, tra le mura»; cioè: non son partito per paura, perché è ugualmente sicuro lo stare o l’andare tra le mura a gente ben piú vile di me. Il senso non soddisfa, ché a dimostrare che non fu da vile andarsene non vale asserire che i vili possono stare ed andarsene a lor piacere; né soddisfa l’espressione «gire tra le mura». La lezione data porta a questo senso: non è vile esser partito perché non c’era da temer nulla anche rimanendo. Ci son

Le rime di Guittone d’Arezzo. 20