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302 | nota |
parte mia; ciò che ella richiede da me)». Non si può cavar fuori molto di piú da questi «sottil motti»; però dove (v. 2) il Pell. non ha spiegato, ponendo dei puntini, credo possa interpretarsi: «non in soverchianza del suo piacere», leggendo «no ’n sovro», invece che «non sovro» come fa il Pell. — Al v. 5 il significato è forse quest’altro: ma non credo giá che si manifesti facilmente, perché mi piace adoperare l’ingegno ecc.
v. 4: «ciascuno s’ovra». Il Pell. basandosi sulla lez. di B: «ciascun om s’ovra».
vv. 9-16. Ecco la spiegazione del Pell.: «Essa supera tanto altamente (le altre donne) in gran valor valere (in grande valentia), che uomo saggio non può star sovro (scevro? alieno?) di lodarle la sua gran bellezza piacente; e (malgrado di tante lodi, questa beltá) non è per nulla sopralodata (lodata di troppo), ma è (resta tuttavia) piú fina di quello che sovra (alla superficie, a prima vista) non pare. Altra donna non v’è che sí bene cominci e superi (sia eccellente) in tutto ciò dove qualcun’altra si adoperi (cioè: in ogni cosa in cui altra donna si eserciti), la mia è sempre superiore: per cui, senza dubbio, sta sopra tutte le altre in ogni bene, piú che duca non sia sopra (gli altri cortigiani) in corte». Al v. 10 spiegherei «star sovro» come un «trapassare, sorpassare, sorvolare», anziché vedere in «sovro» il significato di «scevro, alieno».
vv. 17-24. Questi versi non furono spiegati dal Pell. Io intenderei: «Ah, come ben sovrasta, la Dio mercé, il bene d’Amore, dal momento che non vuol fare il suo cuore «sovro d’amar», superiore all’amare (non vuole che il suo cuore trascuri d’amare)! In fede mia, troppo ho gran diritto, se manifesto il suo grande valore fino, che supera ogni altro. A questo punto, v. 21, le difficoltá si aggravano. Il senso parrebbe questo: Di ciò che mi piace sia per lei manifesto, non credo superi di fare secondo il volere (cioè non credo vada oltre il suo volere); per contrario tutte le sue voglie sono sovrane in quanto io son suo, sono ai suoi ordini per quel che son sopra a dire. La frase «en dir son sovre» sarebbe dunque analoga alla comune: «son dietro a dire».
vv. 25-32. La mia anima è stata sempre superiore all’amore (il Pell. spiega anche qui, come al v. 10: «sovra» come «scevra»): adesso invece l’amore mi occupa sempre tanto se riposo quanto se lavoro, e non vivrei mai standogli superiore (dominandolo, trascurandolo), sí ha assuefatto il mio cuore alla sopra-ricca gioia (cioè alla gioia che supera ogni altra), al cui piacere voglio