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XI. v. 4: «mo», cioè: ora, in queste condizioni, nello stato in cui mi trovo.

v. 6: «credere a tacca»; l’espressione fu giá spiegata dal Pell. e vale: dare a credenza notando con intacche, come suol farsi dagli analfabeti, su di un pezzo di legno il numero delle cose date. Quindi, in sostanza, la frase varrá: esporsi al pericolo della mercatura.

vv. 13 segg. Di questo passo oscuro ho discorso in Post. IV. Il senso mi par questo: Ho diritto d’esser rimunerato perché ho servito. Ma questo servizio non è gravoso, è fonte di piacere per me («eh, che piacere duco!»). Ho dato alla donna un amore d’anima che mi prende piú di quel che non prenda l’amore per se stesso. Non ostante dunque il piacere, si tratta d’amore altruistico: ed è bene che essa lo sappia («ciò dia saver»), perché non avvenga ch’essa gli tolga il suo gran pregio, del che egli avrebbe onta grande. Ella m’ama, sí, ma per me è il doppio meglio cosí, cioè rimanendo nel dubbio e nell’attesa di quei benefici che gli sembra giá di aver raggiunto per la gioia stessa d’amare e perché si è comportato in modo d’averne diritto, di quello che sé li avesse giá conseguiti.

vv. 25 segg. L’amore giova all’uomo, che ama pregio ed è potente, piú di quanto non giovi il leggere in iscuola; perché è piú agevole passare il Po senza «scaule», di quel che non sia all’uom prode passare nella vita senza amore, che dá coraggio e pone nella necessitá di mettere a prova il valore e la forza; perché l’uomo che abbia briga o travaglio, anche se vale, non varrebbe giá senza di ciò, cioè senza amore. L’espressione «passar senza scola» è stata chiarita dal Par., richiamando un articolo del Cecchetti (Arch. Ven. N. S., XXX, I, p. 151 segg.) sulle «scaule» veneziane, a proposito del v. 96 del XXXI canto del Purgatorio.

vv. 40 segg. Intendo: perché per raggiunger la gioia che è tale, che non odo ve ne sia altra pari, valgo assai di piú («travaglio») di quanto varrei, se questa gioia potessi tenerla a mia disposizione sempre, con tutto mio agio. Quando l’uomo ha tutte le gioie, varrebbe, ma non vale ormai piú, disdegnerá il grande agio, perché una tal gioia è un vile male. Riposo e lavoro misto, dato e tolto in buona maniera, mi è sempre gradito; e di ciascuno me ne sto a modo, mi compiaccio cosí da averne grande appagamento. E val piú, mi sembra, quanto piú del miglio vale il