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VI. v. 1: «mi strugge»; cosí B I; A: «mi stringe», forse per analogia col principio dell’altra canz. XXIII che in quel ms. segue a questa immediatamente. La lez. di B I è suffragata dall’ugual verbo che ricorre al v. 24.
VII. v. 24: «lo coso», cioè: lo accuso; ed è lez. concorde dei mss. A B I; ma C ha: «luctoso», donde il «luttoso» del Val. e il «lottoso» del Pell.
v. 28. Cfr. pel concetto i sonetti del Trattato d’Amore (son. 240, segg.). Sull’interpretaz. dell’intera canz. v. Eg. Guitt., 7-10.
v. 82: «pro», cioè prodi; al v. seg. «pro» vale invece «prode», vantaggio.
v. 89 seg. Il Pell.: «Como che venta pei’ che perta a gioco ecc.». Intendo: perché chi ha vinto è peggio che perdita al gioco, a mio giudizio; e in conseguenza ho di che biasimarti e di che lodarti: debbo biasimarti del fatto che mi hai indotto al gioco, nel quale ho fatto grandi perdite; e debbo lodarti di non avermi fatto vincer mai, perché giocando avrei collocato in te tutto il mio cuore; ed ora posso dislocarlo, allontanarlo da te.
v. 101: «ma». Il Pell.: «m’á»; credo che il verbo possa sottintendersi, poiché è nella prop. precedente, coordinata.
v. 103 seg. Intendo col Pell.: «perché non ho pesato un sol «grano» (peso impercettibile) del «marco» (peso grave) del tuo mal fare».
VIII, v. 5. Il «novel sono» di questo «trovare» sta nell’introduzione di un novenario e di un ottonario tra gli endecasillabi ed i settenari. Il Val. s’era sforzato di ridurre i novenari ad endecasillabi e gli ottonari a settenari; il Pell. con opportuno esame delle lezioni riconobbe la vera misura dei versi.
v. 6 segg. Questo ed altri passi della canz. sono stati da me esaminati altrove: Eg. Guitt., 15-18, sia per la lez. che pel significato.
v. 23. Il Pell.: «ed altra», pur spiegando: «e (modo) di gioire in altra parte». Il senso è: quando due persone amiche stanno lontane e son dolenti del fatto che è loro offerta l’opportunitá e causa di fallire e di gioire d’altra parte, allora appare, allora si rivela il cuore del perfetto amante.
v. 33. Per riscontri provenzali cfr. E. Levi, Studi Rom. XIV, 134, Pellizz., p. 101 e N. Scarano in Studj di fil. rom. VIII, 25.
v. 41: «me sdicete», cosí il Pell., seguendo i mss. B I; e mi