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di frate guittone d'arezzo | 263 |
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Gioco di parole.
Dispregio pregio u’ non pregi’ha pregianza,
ni laudar laudo u’ laudan essi laudando;
nomino, ma u’ nomar dea nomanza,
4pisana usanza vetusa uso usando.
Cortes da corte accort’hai cortesanza,
sigur sigura siguri non sigurando,
dotta non dotti u’ dotta t’è dottanza,
8manda se mandi a che mandasti mando.
Aude che audi audii chero audienza,
a mundo in mundo mundo a che mundano,
11a gaudo gaudo u’ gaudei non gaudente;
Pare non pare che sparvi a mia parvenza,
vanii in vana vanitade vano,
14non posso e posso al poder del possente.
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Non la ricchezza, ma solo il buon costume procura la lode.
In ogne cosa vol senno e misura,
perché valor pregiato insegna fare;
ché non è l’om laudato per riccura,
4ma per isforzo de bon costumare.
En tutte cose sí conven paura,
perch’ell’è forte cosa il cominciare;
ché ’l mal comenzo tardi vegio dura;
8però convien dinanti l’om pensare.
Ma chi se move ben, tardi se pente,
se d’altrui o da sé è consigliato;
11e ne’ gran fatti non sia corrente,
ché lo diritto senno sí è biasmato.
Però n’agiate cura in voi valente,
14ch’onor rechere lo ben costumato.