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250 | sonetti ascetici e morali |
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Risposta di fra Guittone.
Figlio mio dilettoso, in faccia laude
non con descrezion, sembrame, m’archi;
lauda sua volonter non saggio l’aude,
se tutto laudator giusto ben marchi.
5Perché laudare te non cor me l’aude,
tutto che laude merti a laude marchi;
laudando sparte bon de valor laude,
legge orrando di saggi e non di marchi.
Ma se, che degno sia, figlio m’accorgo,
10no amo certo guaire a te dicimi,
ché volonteri a la tua lauda accorgo
la grazia tua che, padre, dicimi,
ché figlio tale assai pago corgo,
pur che vera sapienza a poder cimi.
206
Di ignoto a fra Guittone.
Alquanto scusa l’omo dicer fermo
di cosa, ch’ello palpi o veggia ad occhi:
tal e’ languisce crudelment’enfermo
in altrui forza ligato con sprocchi.
5En breve pensi d’imbracciar lo schermo,
lo qual non falsa per ferir de stocchi,
ché tanto è sodo, che no teme guer mo.
Ben doverea pensare a cui che tocchi,
ch’è qual è quello, che spart’ha somenza,
10che se raddoppierá di simil seme,
e tal fo desiato ante comenza,
che per soperchio giustizia lo teme;
unde giustizia convien chi ’l semenza,
poi contra il giusto scudo seco inseme.