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242 | sonetti ascetici e morali |
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La larghezza.
Larghezza, tu vertú, dand’e tenendo
ov’è, come, quanto e quando, degno,
e anche piú nemic’om demettendo,
che sovre onni tu’ don mertevil tegno.
5Tu traggi cor con forzo a bon vogliendo,
e covri, ove se’, quasi onni non degno.
Omo pentuto assai ha, te avendo,
ché tu perdono li procacci en regno.
Malvagi, boni, strani ed an nemici,
10angeli e Dio in amor tuo destringi,
se degnamente ben retto procedi.
A degni e bisognosi e per Dio dici,
a ricchi neghi, e rei fuggi e fingi,
for quanto a gran nicessitá li vedi.
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La castitá.
Castitate, tu luce e tu bellore
e candore preclaro in onestate,
smiraldo ’n gemme, ros’è in onni fiore,
und’odore, valor, gran degnitate.
5Figlia spezial di Dio, d’angel sorore,
tu angelica fai umanitate,
celestial vivi in terra; a Re maggiore
tuoi care belle figli’hai sposate.
Reine sono: empiesi ’l cel de loro,
10sí come ’n terra de terrene spose;
e celestial spirto è ’n lor dolcezza,
a cui carnal val men che fango a oro.
Tuoi gioi’ sigure, orrate, graziose,
e d’onni parte magna han allegrezza.