Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
di frate guittone d’arezzo | 239 |
183
La vanagloria.
Gloria vana, tu furtivamente
di vertú tutte d’om tolli onni merto;
tu venen dolce e malatia piagente,
laccio mortal di bell’esca coverto,
5tu fai vincendo om esser perdente:
de quanto ello procaccia hate deserto;
tra i seculari ontisci omo valente,
e fai noiosi di piacenti certo.
Se tutto opera degna om fa d’onore,
10non dea chieder onor, né però farla,
ma in onor de bon solo e d’amore
di quello, che dá grazia in operarla.
E s’a bon chieder pregio è desinore,
onta quanta a malvagio è bon stimarla?
184
La codardia.
D’animo fievilezza e codardia,
vizio dannoso troppo e disorrato,
se gola e carne tenta a villania
od alcun altro, adess’ha on conculcato.
5E sí, se cosa, qual aspra lui sia,
el punge, e’ cade e fa, che vol peccato:
demoni e vizi tutti han segnoria
del tutto d’esso, e servo è lor provato.
Unde vile è via piò che fango o sterco,
10poi conculcano lui vizi e demoni:
oh, quanti alteri son d’esti vil servi!
Piò che di bassi trovamo, se cerco.
Ma quanto è maggio tal piú, se ragioni,
servo piò vil de’ servi è de’ conservi.