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238 | sonetti ascetici e morali |
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L’accidia.
Tu vizio, accidia, a cui ben fastidioso,
operar è nemico; ètte valore
pigrizia, negrigenzia e miser poso;
4lentezza e tarditate hai ’n amore.
O poltron vizio vil, miser, noioso,
e fastidioso a bon tutti tuttore,
tu ne lo stato d’ogn’on se’ odioso,
8peccato e danni porgi e disinore;
corpo ’nfermi, occidi, podere strai,
onor, amor scacci, vizi accolli;
11giac’e mangi’om, unde besti’ una ’l fai.
Vivi in te son soppellit’i folli,
periglioso e ontoso a tutti stai,
14ma pur a’ cherchi e a’ signor più tolli.
182
L’ira.
Ira, pessimo vizio, acceca mente,
incende e turba om dentr’e di fore,
morde e piaga el su’ cor primeramente,
4ed en altro poi stende el suo furore.
Onne vizio in essa è piò possente;
quale piò val, non val en ella fiore,
perché nel tempo suo è piò saccente
8chi più tacente e meno operadore.
Ché, chi la segue, Dio e sé li tolle,
vicin tutti e amici, e ’l fa noioso,
11e d’onni bona parte el desaccolle,
ché carcare non può om legno spinoso;
e ’l piò saccente è con ella folle,
14e qual è maggio, maggio el fa ontoso.