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234 | sonetti ascetici e morali |
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Quanto è grave il peccato!.
O grave, o fellonesco, o periglioso
sovra d’onni nemico, reo peccato;
o mortal piò penal o’ piò gioioso,
4e più tramatto forte o’ piò sennato;
o dove accatti piò via piò dannoso,
e unito più troppo u’ più pregiato;
o dove piò sigur piò temoroso,
8e guerra maggio o’ piò de pac’hai stato;
o tu inferno sol d’angeli e d’omo,
nemico tutto, struggimento e morte
11di tutta affatto la natura umana!
O noi orbati e forsennati, como
desián te, poi ben tec’è reo forte
14e, for te, noi onni cosa è sana?
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Esprime la gioia della conversione.
O tracoitata e forsennata gente,
giá non vidd’io miravigliarsi alcono
ch’al mio Dio ribellai sí lungiamente,
4lo qual mi fece e fa quant’ho di bono;
e, rendendomi lui, immantenente
meravigliaste sí tutti a comono,
e dite, como posso esser sofrente
8che mondano piacer tant’abandono.
Ma non meravigliate, ahi, matti, como
sovrabondosa gioi non m’ha giá morto,
11membrando unde da voi son dipartuto;
ché di bestia tornat’esser cred’omo,
di legno franco o’ ferm’e’ tegn’a porto,
14ov’è terreno ben, spero, compiuto.