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232 | sonetti ascetici e morali |
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I demoni gli tendon lacci sottili: dalle loro lusinghe solo Dio può salvarlo.
Non me posso fidare en mia defenza,
ch’aggio nemici forte viziati,
li quali nott’e giorno a lor potenza
me fanno guerra, sí son spietati.
5Sottili son per lunga sperienza
de li mali ch’han fatti e ordinati;
forti e crudeli per la gran perdenza,
quando de paradiso fuor gittati.
Astudianose a fareme perdire
10lo loco, che perdero in lor follia,
sí son de l’altrui bene invidiosi.
Altri che Dio non mi può guerire
de li lacci che tendeno per via,
tanto sottilemente son nascosi.
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Chi si può dire veramente libero, saggio e ricco.
Franchezza, segnoria, senno e riccore
piú che cos’altra mai ci ama ciascono;
e diritto ben certo è tale amore,
se la ’ntenzion fosse fondata in bono.
5Ché non franco è chi sol segue su core,
ned è segnor chi regge un gran comono,
né saggio chi poeta, né dottore,
né ricc’om per molt’auro ragiono;
ma franco è quei la cui voglia è ragione,
10in cui non ha podere alcun temore,
e non giá Dio o legge a lui impone;
e chi meglio se regge è mei segnore,
e saggio piú chi piò a Dio si pone,
e ricco piú chi piú scifa riccore.