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di guittone d’arezzo | 17 |
com’io te de lo marco
de lo mal tuo non ho grano un pesato.
105Valente donna, or par vostra valenza:
ch’amor, cui teme onne vivente cosa,
tèmevi sí, non osa
mettersi in voi; e da poi me non poe
cosa altra dar, né cioe,
110or vi starebbe ben mercede avere!
Ch’adobleria il valere
di voi e ’l grado mio forte in piacenza.
VIII
La lontananza è dolorosa, ma in essa s’affina l’amore: dopo la pena
del distacco sará maggiore la gioia.
A renformare amore e fede e spera
e bon conforto entra noi, bella gioia,
e per intralassar corrotto e noia,
e che ’n trovar lo saver meo non pera,
5me sforzeraggio a trovar novel sono.
Ma non è guaire ancora,
ch’eo fui in aventura
di perdere trovare e vita
per la mia folle partita,
10ché ciascun giorno attendeva esser morto;
allor che mi fu porto
vostro dolze saluto,
che m’ha dolzor renduto
e retornato in tutto stato bono.
15Nostro amor, ch’ebbe bon cominciamento,
mezzo e fine meglior, donna, ne chere;
ché bona incomincianza in dispiacere
torna, se è malvagio el fenimento;
Le rime di Guittone d’Arezzo. | 2 |