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194 | sonetti d’amore |
110
Sebbene il «trattato» non sia compiuto,
pensa che possa pure esser d’aiuto a qualcuno.
Sempre poria l’om dir en esta parte
trovando assai che dicere di bono,
en tante guise departite e sparte
le parte d’essa e le condizion sono:
5però da ciò mi si faccio disparte
con quel ch’ho detto; avegna che ciascuno
me piace che ’n ciò prenda ’ngegno ed arte
e veggia avanti piú ch’eo no li sòno.
Tra ch’eo so poco, ed ho piccolo aiuto
10loco ed agio de dire tanto afare,
so che lo detto meo non ha compiuto;
ma tuttavia però no mi dispare:
pur esser non porá ch’alcuno aiuto
non doni altrui, che n’ostarie ’l penare.
111
Riprende l’uso di paragonar la donna a fiore,
a gemma, a stella: essa supera ogni cosa.
S’eo tale fosse, ch’io potesse stare
senza riprender me, riprenditore,
credo farebbi alcuno amendare
certo, a lo mio parer, d’un laido errore;
5che, quando vol la sua donna laudare,
la dice ched è bella come fiore,
e che di gemma o ver di stella pare,
e che ’n viso di grana ave colore.
Or tal è pregio per donna avanzare,
10ched a ragione maggio è d’ogni cosa
che l’omo pote vedere o toccare?
Ché natura né far pote né osa
fattura alcuna né maggior né pare,
for ched alquanto l’om maggior si cosa.