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180 | sonetti d’amore |
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La donna risponde che non l’ha mai creduto fino amatore,
ma l’odia per ciò che dice di villano e di falso.
Non mi disdico, villan parladore,
a quello intendimento che ditt’hai;
or como crederia che ’n te valore
di fine amante e amor fosse giá mai?
5Ch’ogn’altra fina cosa è di te fore,
e la contrara parte regna assai;
ma disdicomi a ciò che m’è dolore
crudel di morte il dimando che fai,
cioè ch’io t’ami. Or come amar poria
10cosa, che di tutto è dispiacente,
con tu se’? Mad eo ragion è ti dia
odiar a morte; ed il fo coralmente.
Tu però mi dispregi, e villania
mi dice assai la tua bocca, che mente.
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Si tenzona male con una donna tanto villana, che disdice perché,
conscia della sua bruttezza, teme d’esser derisa.
Certo, mala donna, malo accatto
farebbe l’om a star teco a tenzone,
tant’hai villan parlar, accorto e adatto
e tanto pien di tutta rea ragione.
5Perch’io mi credo che sovente hai fatto
donne disonorar con tuo sermone,
e manti omin hai messo in mal baratto,
e d’altro non par ch’aggi opinione.
Se vòi ch’i dica ’l ver, si come ’l saccia,
10perché disdetta se’, diraggiol bene:
ché tu, pensando c’hai laida la faccia,
e se’ croia e villana, allor te tene
paura forte che gabbo non faccia;
perciò disdici e ciò far ti conviene.