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di guittone d’arezzo | 179 |
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Per la lontananza di lei gli è gradita la morte: impazzirebbe se vivesse.
De valoroso voler coronata
meglio, madonna mea, ch’altra de regno,
en cui lo core, ’l corpo e l’alm’ho data
perfettamente senz’alcun retegno,
5adonque, poi di me sete lungiata,
perdut’ho e la mia vita e ’l suo sostegno;
per che morire, ohimè lasso, m’agrata,
ché s’eo piú vivo ormai, matto devegno.
Ma voi, amor, per Deo, vi confortate,
10ché picciul è per mia morte dannaggio,
e per la vostra onor tutto abassate.
E, per vostro conforto, el meo coraggio
se reconforta, e fors’anche ’l tornate,
per la vostra allegranza, en allegraggio.
tenzone con la donna villana
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Checché lei dica, nessuna onesta e fine intenzione fu mai nell’amante
verso codesta donna laida, frivola e noiosa.
Villana donna, non mi ti disdire,
volendomi sprovar fin amadore!
Ch’eo fin non son ver zo, talento dire,
ned essere vorrea tant’hai ladore.
5Ca, per averti a tutto meo desire,
eo non t’amara un giorno per amore;
ma ch’è stato volendoti covrire,
ché piú volere terriami disnore.
Ché tu se’ laida ’n semblanti e villana,
10e croia ’n dir e ’n far tutta stagione,
e se’ leggiadra ed altizzosa e strana.
Che ’n te noiosa nòi è de ragione,
donna laida, che leggiadra se’e vana
e croia, ch’e’ d’altera opinione.