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di guittone d’arezzo | 175 |
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Sebbene lontano, ha visibilmente presente l’aspetto dell’amata,
senza di che, morrebbe di dolore.
Con piú m’allungo, piú m’è prossimana
la fazon dolce de la donna mia,
che m’aucide sovente e mi risana
e m’ave miso in tal forsenaria,
5che ’n parte ch’eo dimor’in terra strana,
me par visibil ch’eo con ella sia;
e or credo tale speranza vana
ed altra mi ritorno en la follia.
Cosí como guidò i Magi la stella,
10guida sua fazon, gendome avante,
che visibel mi par e incarnat’ella:
però vivo gioioso e ben istante,
che certo senza ciò crudele e fella
morte m’auciderea immantenante.
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Si duole d’aver perduto la donna senza aver conseguito altro bene.
Gioi amorosa, amor, sempre lontano
son da voi, lasso! Mal v’aggio veduta,
e male fui crudel tant’e villano,
contra ’l vostro voler feci partuta,
5a gire, ohimè dulente, in terra strano,
ov’allegrezza e gioi aggio perduta;
ché ’ntra pianti e sospir m’han posto a piano
e m’han ormai vita quasi tolluta.
Lasso! Perché vagh’eo d’argento e d’oro,
10avendo voi, sí prezioso avere,
che non paréggiavi altro tesoro?
Or non procaccio a ciò, che ’l meo servere
aggio perduto en voi amando, e moro,
poi voi, nid altro ben, non posso avere.