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di guittone d’arezzo | 157 |
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Si conforta a non temere.
Ahi dolce gioia, amara ad opo meo,
perché, taipino, ho voi tanto dottare,
ch’orso non sete, né leon, par Deo,
ma cosa che no po né sa mal fare?
5Or, se fuste un dragon, ché non pens’eo
che vi farebbe un angelo tornare
lo cor benigno e la gran fede ch’eo
aggio locata e missa in voi amare?
Non che vi sento e vi conosco tale,
10se fussevi mortalmente nemico,
voi me non osereste voler male.
Tant’è lo vostro cor cortese, amico,
d’amor dolce, pietoso e naturale,
perch’eo mi riconforto e di dir dico.
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Dichiara d’amar «gioia» piú d’ogni altra cosa.
Dett’ho de dir: dirò, gioia gioiosa,
e credo piaccia voi darmi odienza;
però ch’omo mentir e dir ver osa,
for prova non abbiate in me credenza:
5dico che v’amo sí, ch’ogni altra cosa
odio inver voi di coral malvoglienza,
e no è pena tanto dolorosa,
ch’eo non soffrisse, in far vostra piagenza.
E me e ’l mio, e ciò ch’i posso e vaglio
10dono voi, cui fedel star piú mi piace,
ch’esser de tutto esto mondo amiraglio.
Voglio da voi sol che ’l portiate in pace;
che ciò, pensando, sia, tutto mi squaglio
del gran dolzor, ch’entr’a lo cor mi face.