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154 | sonetti d’amore |
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... che ha peraltro sortito un mirabile effetto. Il poeta ne è esultante.
Mastro Bandin, vostr’e d’Amor mercede,
or aggio ciò che tant’ho disiato,
sí che lo core meo non se crede
esser de gioia mai apareggiato,
5pensando quanto è ’n lui d’Amor fede,
e quanto è preso el suo servire in grato,
e qual è quella donna en cui el crede,
e com’ha pregio ’l suo ben acquistato;
per ch’al mondo, de ciò, meo par non regna,
10considerando ben ciò che par aggio;
e paremevi bene cosa degna.
Donque se lo cor meo tant’allegraggio
pare non crede, veritate assegna;
ch’è bene, ed esser dea per bon usaggio.
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Perché chiamerá «gioia» la sua donna.
Tuttor chʼeo dirò gioi, gioiva cosa,
intenderete che di voi favello,
che gioia sete di beltá gioiosa
e gioia di piacer gioioso e bello:
5e gioia in cui gioioso avenir posa,
gioi d’adornezze e gioi di cor asnello;
gioia in cui viso è gioi tant’amorosa,
ched è gioiosa gioi mirare in ello.
Gioi di volere e gioi di pensamento
10e gioi di dire e gioi di far gioioso
e gioi d’onni gioioso movimento.
Perch’eo, gioiosa gioi, sí disioso
di voi mi trovo, che mai gioi non sento,
se ’n vostra gioi il meo cor non riposo.