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di guittone d’arezzo | 151 |
24
Ciò che nuoce agli altri lo guarirebbe.
Ahi, Deo, chi vide mai tal malattia
di quella, che sorpreso hame lo core?
Che la cosa, ch’altrui par venen sia,
è sola medicina al meo dolore.
5Ciò è l’amor: ch’ogni om, ch’el signoria,
guaimenta e dice che per lui si more,
e pur se pena di trovare via
como de sé islocar possa l’amore.
Ed eo pur peno di condurlo a mene
10e di venir de sua corte servente,
perché disio ciò piú ch’altro bene;
ma pur languisco, lasso, e mor’ sovente
da poi ch’ello di me cura non tene:
adonque guarrea me l’altrui nocente.
25
Il suo trovare val poco, perché non è ancora entrato dov’è gioia e saggezza.
Ben saccio de vertá che ’l meo trovare
val poco e ha ragion de men valere,
poi ch’eo non posso in quel loco intrare,
ch’adorna l’om de gioia e de savere.
5E’ non departo da la porta stare,
pregando che, per Deo, mi deggia aprere:
allora alcuna voce audir me pare,
dicendome ch’eo sia di bon sofrere.
Ed eo soffert’ho tanto lungiamente,
10che devisa’ de me tutto piacere,
e tutto ciò ched era in me valente.
Per ch’eo rechiamo e chero lo savere
di ciascun om, ch’è prode e canoscente,
a l’aiuto del meo grande spiacere.