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134 | canzoni ascetiche e morali |
Molti ghiotti son, molti; ma nullo è tanto,
100che marchi mille desse in pesce alcono,
come donna dá quasi onne suo bono
in deletto d’amor mesto di pianto:
ché dolor piú di gioia è loco manto.
Mira, mira, o madonna, che fai;
105per sí vil cosa dai
Dio ed amico; e loro e tuo gran pregio
torni in villan dispregio.
Ohi, quanto fòrate, donna, men male,
se l’amadore tuo morte te desse,
110che ben tal te volesse!
Ché pregio vale ed aunor piú che vita.
Oi donna sopellita
in brobio tanto ed in miseria, aviso
che peggio d’onne morte è vita tale.
115Merzé, merzé de voi, donne, merzede!
Non sembrante d’amor, non promessione,
ni cordogliosa altrui lamentagione
vi commova, poi voi tanto decede.
Ché bene vi poria giurare in fede
120che qual piú dice ch’ama è ’nfingitore,
e dol senza dolore,
molto promette e ha in cor di poco dare,
voi volendo gabbare;
e odio via piú d’altro è periglioso.
125Ma se tutto, com dice, amasse forte
e se languisse a morte,
crudele essere lui pietade tegno;
se dar volesse un regno
piú di veleno alcuno è da schifare:
130non che pregio e onor tolle amoroso.
Conven con castitate a donna avere
umilitá, mansuetudo e pace:
figura mansueta non conface
orgoglio asprezza e odio alcun tenere.