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di frate guittone d’arezzo | 133 |
di sommo e d’eternale
regno fal reda e partel d’ogni noia,
sovrampiendol di gioia.
65Vertú è possession d’onne riccore,
lo qual non perde alcun, se non lui piace.
Onne vizio com’onne mal fuggire
onne vertú seguir com onne bene
voi donque, donne mie, sempre convene;
70ma ciò che non vi vol nente fallire
è castitá, for cui donna gradire
non, con tutt’altre vertú, mai poria;
e castitate obria
e scusa in donna quasi ogn’altro mendo.
75Oh, che molto io commendo
donna che tene casto corpo e core!
Vivere in carne for voler carnale
è vita angelicale.
Angeli castitate hanno for carne,
80ma chi l’ave con carne
in tant’è via maggior d’angel, dicendo:
reina è tal, sponsata al re maggiore.
Chi non pote o non vol castitá tale,
che ha marito overo aver desia,
85d’onn’altro casta in corpo ed in cor sia,
se tutto lei marito è desleale;
ché carnal vizio in om forte sta male,
ma pur in donna via piú per un cento;
ché donna in ciò spermento
90face d’aver cor traito e nemico
di parente ed amico,
de marito, de se stessa e de Dio;
ché vergogna ed ingiuria a ciascun face,
unde sempre onta in face
95e doglia in cor chi piú l’ama piú tene.
Oh, quanto e qual n’avene
per diletto ch’è van brutto e mendico
odio, brobio, dannaggio ed onne rio.