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di frate guittone d’arezzo 129


si d’omo è Dio scudieri.
Quanti e quanto confonde
130sperar troppo a poco, unde
sol retto ovrare è retto in Dio sperare:
faccia om bon che po fare
e, che Dio aiuti e compia al securo, ori.
     Lo glorioso Dio, nome invocato,
135levi omo sé contra sé, sé sé rendendo,
spirto corpo abbattendo,
ragion voglia vertú vizio al totto,
e ciò far com ho mostro al mio malato,
dico che parta d’essa, und’è sorpriso,
140del tutto oreglie e viso,
penser, memoria, e sia di lei non motto.
E ciò pote, affannando corpo e core
de forte altro labore,
e pugnando de Dio trar gaudio e pena;
145e, se non basta ciò, lui pur convene
vino e carne lassare,
caldo e troppo mangiare
e astener, quanto poder sostene,
di materia. Oh, che calda è febra esta,
150unde calor tempesta!
Vol donque intrar freddore,
escir sangue, calore,
forte vestir cellice,
cocere, fragellare,
155e di pondi carcare
matta carne; e, sí affritta,
pur conven sia sconfitta
e spirto aggia di lei vettoria piena.
Non ten d’amar gran mena
160corpo, a cui a pena viver lice.
     E se grave cura esta om vol dir sia,
confesso senza fallo esserla grave;
ma stimar dea soave

Le rime di Guittone d’Arezzo. 9