Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 02.djvu/89


barriera di s. niccolò 69

ebbero il possesso di questi fabbricati i Niccolini e lo Spedale degl’Incurabili di Firenze.

Il Bandino, già il Canto al Paradiso. — È oggi un borgo abbastanza popolato posto lungo la Via Aretina o di Ripoli nel punto in cui si diparte da questa la strada Chiantigiana. Questa strada conduce anche al luogo chiamato il Paradiso, dove gli Alberti ebbero una splendida villa presso la quale edificarono l’ampio convento di S. Brigida al Paradiso.

Fu per questo che al piccolo casale sorto in antico sulla cantonata delle due strade si dette il nome di Canto al Paradiso, sostituito più tardi con quello di Bandino perchè in questo luogo ebbe un palagio grandioso la famiglia Bandini-Baroncelli.

Il borgo del Bandino ha acquistato modernamente una importanza maggiore, perchè fin dal 1869 pose qui la sede il Comune di Bagno a Ripoli, considerando la località sotto tutti i riguardi comodissima, anche per i continui rapporti che gli uffici municipali debbono aver con Firenze.

Palazzo Comunale già Villa Bandini. — Quando questa località era chiamata il Canto al Paradiso, il borgo che oggi si è considerevolmente accresciuto, non esisteva affatto e lungo la via erano cinque o sei modeste casette dipendenti da un grandioso palazzo che, circondato da un ampio giardino, presentava lungo la via la sua ampia ed elegante facciata. Era un’antica casa da signore che fino dal xiv secolo apparteneva ai Baroncelli, potente famiglia che secondo quanto comunemente si è asserito, ebbe la sua origine sulla collina di Baroncelli posta al disopra del borgo di Bagno a Ripoli. Un ramo dei Baroncelli si chiamò de’ Bandini e ad esso toccò in proprietà questa casa da signore che fu detta il palazzo del Bandino o semplicemente il Bandino. Il Senatore Giovanni Bandini, venendo a morte il 31 marzo del 1624 lasciava in eredità alla figlia Alessandra moglie del Marchese Paolo Del Bufalo, la villa del Bandino insieme a diverse case ed a numerosi poderi nel piano di Ripoli; alla morte di lei, questa parte del patrimonio familiare toccò alla figlia Contessa moglie del Senatore Lorenzo Niccolini. I Niccolini rimasero in possesso di questi beni