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barriera di s. niccolò 63

Laborel-Melini che costituì sul colle di Volognano una riputatissima tenuta vinicola.

Castello di Volognano. - Villa D’Ancona. — Di faccia quasi all’imboccatura della Sieve s’inalza coperto di floridi vigneti e d’ulivi il poggio di Volognano attorno al quale l’Arno gira bruscamente uscendo dalla stretta valle per dirigersi attraverso alla pianura fiorentina. Sul poggio è un gruppo di fabbricati al disopra de’ quali spunta il moderno campanile della chiesa, mentre all’intorno appajono i resti di mura e di due porte.

Era qui il castello di Volognano che la situazione favorevole rese un giorno la rocca più forte e più temuta fra quante ne possedeva qui attorno una potente e fiera consorteria di nobili del contado. Signori del castello di Quona sopra a Remole, dal quale trassero l’antico cognome, i Da Quona si divisero in varj rami, e nelle divise abbandonarono anche il nome avito per sostituirlo con quello d’altri castelli, dove nella familiare separazione andarono a stabilirsi. Così nacquero le famiglie dei signori Da Castiglionchio e Da Volognano. Quest’ultimi più arditi, più potenti d’uomini e d’autorità, più turbolenti, arrecarono non poche molestie alla repubblica, mescolandosi nel turbinio delle fazioni ed alimentando quelle discordie che per tanto tempo dilaniarono la città. Discordie covarono anche nel loro seno, perchè mentre alcuni di loro, ma in minor numero, seguirono fedelmente la parte Guelfa, altri apertamente si gettarono nella fazione opposta e per qualche tempo ne furono anche anima e forza. Ma ormai la parte Guelfa s’era imposta ed i rovesci della nemica fazione rapidamente si succedettero. La caduta del castello di S. Ellero dove nel 1267 ottocento ghibellini fra i quali molti dei Da Volognano, furono vinti e fatti prigioni, precedette di poco l’assalto, la distruzione e la confisca del castello di Volognano. E che il numero ed il valore di que’ da Volognano presi a S. Ellero fosse significante sta a provarlo il fatto che da loro si chiamò tradizionalmente la Volognana la torre del palagio del Podestà dove vennero chiusi.

La potenza militare del castello era stata annientata e