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barriera di s. niccolò | 45 |
Schneiderff enologo distintissimo e benemerito dell’agricoltura, il quale ha applicato nell’ampia fattoria annessa alla villa i metodi di cultura più razionali e perfezionati.
I Neroni già il Foderino o la Torre. - Villa Sestini. — La costruzione della villa nelle presenti proporzioni è del xvii secolo. In origine non era qui che una modesta casa con podere che alla fine del xv secolo apparteneva ai Pagnini e che passò nel 1493 nei Pini, nel 1591 negli Schermini, nel 1609 nei Capponi, nel 1614 negli Albizzini e poi nei Bambagini. Nel 1640 la villa perveniva in Matteo Neroni erede testamentario di Alfonso Bambagini e figlio di Niccolò Pollini ed egli edificò la villa che per un lungo periodo di anni appartenne ai Neroni suoi discendenti.
Rimaggio o il Marucello. - Villa Procacci. — È una bella villa circondata da un vago giardino e in situazione felicissima. Era in origine una delle case da signore possedute dalla famiglia dei Biliotti d’Aldieri dalla quale passò nel xv secolo nei Del Zaccheria. Il 2 febbraio del 1516 Matteo di Bartolommeo Del Zaccheria la lasciava per testamento a Matteo di Bartolommeo Marucelli, e da quest’epoca venne alla località il nomignolo di Marucello. Non la tennero lungamente i Marucelli, perchè nel 1582 la vendevano a Domenico e fratelli figli di Antonio Berti, ricca famiglia di speziali che in questi luoghi possedette diversi altri beni. Iacopo d’Antonio l’alienò nel 1597 ad Alamanno Del Nente e dal figlio di questi, Iacopo, ne faceva acquisto nel 1615 Giuliano di Santi Pieroni, il quale con testamento del 12 luglio 1628 la lasciava al nipote Santi di Filippo Della Yacchia. Numerosi passaggi di possesso si succedono in breve periodo di tempo. Il Rev. Vittorio Della Vacchia la vendè nel 1658 a Violante di Gio. Francesco Taglietti che la trasmise in eredità a Gio. Francesco di Iacopo Nardi di Vaglia il quale lasciò sua erede la Casa dei Poveri Vergognosi di S. Martino. Però a causa di un fidecommisso Taglietti-Pierozzi ne entrò in possesso Roberto di Cosimo Pitti, il quale morendo chiamava erede universale de’ suoi beni Francescantonio del Cav. Gio. Battista Anforti. Gli Anforti tennero il possesso della villa fino ad epoca moderna.