Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 02.djvu/58

42 i dintorni di firenze


Le Fonti. - Villa Morrocchi. — Delle sorgenti, che dal poggio dell’Incontro gettavano in questo luogo abbondanti fontane di limpida acqua, dettero il nome a questa località dove la famiglia de’Biliotti d’Aldieri originaria di Vicchio edificò fin da tempo remoto una villa che per l’ampiezza del fabbricato e per la ricchezza degli annessi è tuttora fra le più importanti di questi luoghi. I Biliotti, dal xiv secolo ebbero il possesso della villa fino al 12 agosto del 1541, giorno in cui Giovan Battista e Biliotto la vendevano a Girolamo e Giovanni di Giovanni Guardi del gonfalone Ruote. Maggiore importanza acquistò questa villa quando entrò in possesso della famiglia Altoviti, per compra fattane il 13 luglio 1629 dagli Ufiziali di Pupilli come beni dell’eredità di Giovan Battista Guardi, da Alfonso di Guglielmo Altoviti. Gli Altoviti ne fecero centro di un’ampia tenuta, sparsa nei piani e sui colli di Ripoli, l’ampliarono, l’arricchirono d’un vago giardino. Lungamente restò fra le più gradite villeggiature di quella doviziosa ed allora numerosissima famiglia, la quale ne fu in possesso fino ai tempi moderni, perchè solante nel 1828 la vendeva al signor Vincenzo Morrocchi.

L’attuale proprietario Cav. Costantino ha restaurato ed abbellito notevolmente la villa coi suoi annessi.

Attorno ad essa, nel possesso Morrocchi esistono altri edilizi che per le loro memorie storiche e per l’antichità della loro origine meritano d’esser ricordati.

L’Attavante. - Villa Morrocchi . — Nel 1427 era casa da signori di quella famiglia da Castelfiorentino che dette all’arte il celebre miniatore Attavante e dalla quale vuoisi discendesse anche S. Verdiana. Fu di loro fino al giorno 11 dicembre 1518 nel quale Domenico di Lorenzo Attavanti la vendeva a Tommaso di Antonio dei Cattani Da Diacceto. Nel 1556 un altro Antonio Da Diacceto la vendeva a Francesco di Lorenzo Sostegni e poco dopo, nel 1574, i Sindaci preposti agli affari di lui la rivendevano a Piero di Antonio dei Berti speziali. Il fratello di lui Iacopo nel 1597 l’alienava a Carlo di Iacopo Da Radda che nel 1629 la vendeva alle Monache di S. Pier Maggiore.