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un palazzo, una torre e delle case nel castello di Castiglionchio appartenenti ai figli di Alberto Da Quona e due altri palazzi di Ubertino e Filippo di Tribaldo Da Quona. Questa notizia serve a dimostrare come Castiglionchio fosse allora ricco di fabbriche così importanti da meritare il nome di palazzi. Su quelle rovine i signori da Castiglionchio riedificarono parte delle loro dimore, sicché poterono tornarvi di nuovo ad abitare; ma nuovi guasti ebbero a sopportare nel 1378, quando la rabbia popolare si volse contro Messer Lapo che s’era fatto capo del partito de’ Grandi. Cittadino d’alto valore fu Messer Lapo, tanto che per la repubblica disimpegnò importanti ambascerie; ma poi, dopo la sconfitta de’ grandi, fu bandito e si rifugiò a Roma dov’ebbe titolo di Senatore. Morendo nel 1381 lasciò molti scritti specialmente relativi alla storia della sua famiglia.

Nel 1427 Castiglionchio era del figlio di lui Corrado e nel 1480 di Alberto d’Averardo e di Benedetto di Matteo Da Castiglionchio. Alberto denunziava così il suo possedimento agli ufficiali della Decima: «una casa per abitare nel castello di Castiglionchio, una torre ivi con casolare e oratorio: non si abita a presente a ragione de’ terremoti che l’anno tutta fessa». Matteo denunziava la proprietà di «una casa da oste e casolare nel castello.... la quale abitiamo di continovo perchè non abbiamo altrove chasa». I successori di loro che si chiamarono Zanchini Da Castiglionchio, estinguendosi, lasciarono eredi un ramo dei Ricasoli i quali pochi anni addietro vendevano Castiglionchio al sig. Alfredo Lori.

L’antico palagio è oggi ridotto a villa di carattere moderno: sussistono però dei tratti di mura, due porte e la torre nella quale Messer Lapo teneva l'archivio ed i suoi libri. Una cinta esterna assai più ampia, e della quale si veggono solo poche vestigie, circondava anche la chiesa ed un spazio di terreno all’intorno.

Chiesa di S. Maria a Castiglionchio o Castellonchio. Piccola ed umile chiesetta, sorge accanto alle vecchie mura del castello, le quali un giorno la racchiudevano nella loro cinta esterna, scomparsa dipoi. D’origine remotissima