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barriera di s. niccolò | 35 |
gorio papa, S. Giovan Battista, S. Niccolò, S. Marta, S. Maria Maddalena e S. Girolamo: nel gradino sono cinque tondi con mezze figure di santi; è opera di scuola fiorentina del periodo di transazione fra la scuola giottesca e le opere del rinascimento, tre tavolette che formavano parte di un’ancóna colla Madonna il bambino Gesù e i santi Lorenzo e Niccolò di Bari, lavoro della maniera di Bicci di Lorenzo; un ciborio di pietra del xvi secolo con eleganti ornamenti.
Castello di Miransù. — Dietro la chiesa è una vecchia torre scapezzata in mezzo a pochi ruderi di un castelletto che fu dei signori da Quona e da Castiglionchio i quali lo venderono ai Galli alla fine del xiii secolo. Ritornò più tardi in loro possesso e continuò costantemente a far parte dei beni della tenuta di Castiglionchio, oggi proprietà Lori.
Pari. - Villa Giorgetti. — In origine il possesso del podere fu dei Da Castiglionchio; più tardi passò in una famiglia Bonini del contado. Dell’esistenza della villa non si hanno ricordi che nel xvi secolo. Giulietta di Marco Bonini moglie di Giovan Battista Rossetti la lasciò nel 1600 ai figli e Ferdinando ed altri figli di Giuseppe Rossetti dimoranti a Napoli la venderono nel 1681 a Carlo d’Antonio Franceschi. Ultimamente era di proprietà Tempestini.
Castiglionchio o Castellonchio. - Villa Lori. — Uno de’ più antichi e più celebri castelli dei dintorni di Firenze fu certamente quello di Castiglionchio che dette nome ad uno dei rami di quella potente consorteria dei signori di Quona. Quona, Volognano e Castiglionchio furono appunto i forti e temuti manieri dai quali le famiglie che ne fecero proprio il nome scesero a Firenze per gettarsi in mezzo al vortice di quelle fazioni che lungamente travagliarono la città e ne bagnarono le vie di sangue fraterno. A differenza della maggior parte dei loro consorti, i Da Quona padroni di Castiglionchio parteggiarono per la fazione Guelfa, sicché dopo Montaperti l’ira de’ Ghibellini vittoriosi aspramente si sfogò a loro danno. Nell’estimo de’ danni de’ Ghibellini si trova appunto che in quella furia partigiana vennero distrutti o smantellati