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poggio dell’Incontro, d’onde le venne il nomignolo di Tana. Nel 1427 era dei Bucelli, famiglia che a Candeli come a Viecliio ebbe un giorno numerosi possessi.

Nell’aprile del 1548 Bernardo di Antonio Bucelli la vendeva ad Antonio di Vittorio Laudi e nel 1570, il 24 maggio da Vittorio di Gio. Battista Landi l’acquistava Piero di Ser Zanobi Bonaventuri insieme a Bianca Cappello sua moglie. Fu questa perciò la villeggiatura che i personaggi di uno dei tanti drammi della storia Medicea si erano procurata, certo coi larghi aiuti che poterono facilmente ottenere dal Granduca Francesco I che la Cappello aveva ormai reso schiavo delle sue grazie. Soppresso nel 1574 il Bonaventuri, la villa restò in proprietà di Bianca e della figlia Pellegrina che aveva avuto dallo sfortunato marito. Ma la Cappello aspirava a raggiungere ben altri onori ed a godere villeggiature anche più splendide, talché prima ancora di diventare Granduchessa, vendeva il suo possesso di Candeli. Troviamo infatti che con contratto del 18 Marzo 1576 rogato Ser Jacopo Contrini lo Spedale di S. Maria Nuova «comprava per scudi 8000 dalla eccellentissima Donna Bianca Cappello, Patrizia Veneta, due poderi con più pezzi di terra, più case e un palazzo, posti nel popolo di S. Andrea a Candeli, luoghi detti la Casella e la Tana».

Lo Spedale di S. Maria Nuova, che altri possedimenti più antichi aveva nelle vicinanze di Candeli, tenne sotto la propria amministrazione i beni della Tana che il 13 Giugno del 1631 dava a livello al Barone Giulio del fu Bettino Ricasoli. Fu a tempo dei Ricasoli che il palazzo della Tana venne ampliato, arricchito di stupendi annessi e foggiato secondo lo stile architettonico suntuosissimo che imperava nel periodo fra il xvii e il xviii secolo. Nel decorso secolo la villa fu acquistata dalla famiglia Fossi che accrebbe notevolmente l’annessa tenuta.

Ulivelli. - Villa Fossi. — Dipendenza del possesso della Tana è questa antica villa situata alle pendici boschive del poggio dell’Incontro. Era fin da tempo remoto luogo di villeggiatura della celebre famiglia Portinari che altri beni possedeva nel popolo di Candeli. Da loro andò