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barriera di s. niccolò 17

dette i suoi diritti a quei monaci in cambio del patronato della Badia di S. Benedetto in Alpe. I Camaldolesi avevano arricchita la loro chiesa di opere d’arte di notevole pregio, fra le quali una bella tavola di Domenico Ghirlandajo, colla Madonna, il bambino e varj Santi che venne trasportata in Galleria

Cosi i Vallombrosani accrebbero di adornamenti e di pitture la chiesa; ma oggi ben poco rimane di questo antico corredo. Al primo altare a destra entrando, dentro un tabernacolo adorno di stucchi di carattere barocco, è una tavoletta dipinta a tempera colla Vergine in atto di porgere il latte al bambino Gesù, opera che ricorda la maniera di Bicci di Lorenzo. Al secondo altare dallo stesso lato, come decorazione ad un tabernacoletto dov’è un piccolo crocifisso di rilievo, è un dipinto in tela della maniera di Cristofano Allori nel quale si veggono raffigurati gli Arcangeli Michele e Gabriele ed i Santi Antonio da Padova, Niccolò, Cristofano e Girolamo: ai lati del tabernacolo stanno due angeli volanti. Nel 1809, alla soppressione dei conventi, la Badia di Candeli cessò d’aver vita: la chiesa restò semplice parrocchia di Regio patronato e l’ampio edifizio monastico fu ridotto ad uso di canonica.

La chiesa, esuberantemente adorna di stucchi, non ha pregi artistici, nè presenta più tracce della sua vetusta costruzione.

Vi è annessa la

Compagnia dei SS. Iacopo e Filippo che esisteva anche a tempo dei monaci. In un tabernacolo si conserva un antico e caratteristico Crocifisso modellato in carta pesta.

Il Palagio di Rimaggio. - Villa Gerini. — Fra le ville del popolo di Candeli è delle più antiche e come fabbricato è certo dei più importanti per l'ampiezza e per l’eleganza della sua costruzione. Le due facciate sono di carattere del xvi secolo e nell’interno è un bel cortile adorno di ricchi ed eleganti graffiti di quello stesso secolo.

Fin dal xiii secolo appartenne alla celebre famiglia Salterelli che qui e nel popolo di Vicchio ebbe diversi possessi. Nel 1427 era di Giovanni di Renzo Salterelli; ma poco dopo fu venduta ad un tal Ruberto di Bartolommeo


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