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la figura giacente di un Ser Ventura che fu rettore di questa chiesa.

Di S. Piero in Palco, secondo un ricordo del Senatore Carlo Strozzi, era patrono nel 1215 un Lottieri d’Aldobrandino Ferrucci; ma poco dopo il patronato passò ai parrocchiani fino a che, nel 1472, non l'ebbero i Biliotti d’Oltrarno divenuti proprietarj della vicina villa oggi Beccari. Quando i Biliotti venderono la villa, i parrocchiani riacquistarono i diritti d’elezione dei parroci che esercitarono fino a che la chiesa non fu dichiarata di data Regia. Sulla facciata, che serba poche tracce della sua primitiva struttura, esiste tuttora uno stemma dei Biliotti.

Il Palazzo di S. Piero in Palco. - Villa Beccari . — Che questa villa fosse in origine il castello de’ Bisarnesi, antichissima famiglia fiorentina originaria da questo piano di Bisarno, non risulta dai documenti. Piuttosto è da ritenersi che quivi sorgesse una casa da signore della famiglia Ponci di Vacchereccia che nel 1260 venne smantellata dai Ghibellini i quali reduci da Montaperti infierirono sui possessi delle famiglie di parte Guelfa. Di positivo si sa soltanto che nella seconda metà del xiv secolo questa villa ridotta a forma di castello merlato, apparteneva ad un ramo della potentissima famiglia dei Bardi che sui colli vicini e nelle valli dell’Arno, dell’Ema e della Greve possedeva castelli e case signorili in gran numero. E l’ebbero i Bardi fino all’anno 1451 in cui Piero figlio d’Ubertino la vendeva a Giovannozzo di Betto Biliotti, di un’altra cospicua famiglia che aveva i suoi palagi in Via Maggio al canto di Via de’ Michelozzi che si diceva allora il Canto a’ Biliotti. Dei Biliotti non fu che per pochi anni, perchè verso il 1490, Bernardo di Niccolò Capponi creditore di rilevanti somme verso gli eredi di Giovannozzo di Betto Biliotti, ottenne con sentenza del Podestà il possesso della villa e delle terre annesse, come pagamento di codesti suoi erediti. La villa di S. Piero in Palco fu per un lunghissimo periodo di anni gradito possesso della celebre famiglia Capponi e soltanto nel 1838 il Marchese Vincenzo di Lorenzo Capponi l’alienava per 10,000 scudi a Giuseppe di Luigi Beccari. Oggi essa appartiene al figlio di lui