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barriera di san niccolò 7

del piano di S. Piero in Palco, e che ricorda l’esistenza di un braccio secondario del fiume Arno, il quale non contenuto dagli argini errava capricciosamente in mezzo alla bassa campagna. In sostanza, Arnino significava evidentemente piccolo Arno. Qui, dov’ebbe specialmente possessi la ghibellina famiglia degli Uberti, fu una villa che a’ primi del xv secolo era di una famiglia Del Cappa che aveva case in Firenze nella via denominata dall’albergo del Guanto.

Nel 1491 Lionarda vedova di Ser Niccolò Del Cappa vendè la casa da signore lungamente posseduta da’suoi, a Battista di Giovanni Nasi, di quella famiglia che nella pianura di Ripoli e sui colli adiacenti dalla parte dell'Arno ebbe estesi ed importanti possessi. Pervenuta col volger degli anni in un Lutozzo Nasi bandito e condannato alla confisca de’ beni, la villa del Limbo fu nel 1612 venduta dal fisco ad un Antonio Pergolini che la lasciò alla moglie Ottavia la quale la rivendè nel 1645 a Faustina moglie di Francesco Gherardini. Restò in questa famiglia fino all’anno 1709 nel quale il senatore cav. Guglielmo Altoviti ne ricevette la metà in pagamento di crediti, comprando poi l’altra metà dai soprassindaci sugli affari di Anton Maria e fratelli Gherardini. Gli Altoviti alienarono nel 1831 alla famiglia Panerai la villa che dopo diversi altri passaggi fu acquistata nel 1866 dai proprietarj attuali.

Bisarno. - Villa Arganini. — E una piccola villa di origine antichissima, giacché nel 1427 si trova in possesso a certi Priamo e Bonifazio di Giovanni. In questa famiglia della quale non si trova il cognome, ma che forse si chiamò Bonifazi, restò il possesso della casa di Bisarno fino all’anno 1583, nel quale un Alamanno di Bonifazio la vendè a Cammillo di Niccolò Cimatore. Nel 1610 la comprava Francesco di Pagolo Ghiori e l’erede di lui la rivendeva nel 1630 a Jacopo di Feo o Fei. Nel 1681 la compra Cosimo di Lorenzo Giunti e pare che in quest’epoca si ampliasse la villa che precedentemente era indicata soltanto come casa. Dai Giunti l’ebbero nel 1756 per eredità gli Angelucci ai quali appartenne fino al 1824.