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BARRIERA DELLA QUERCE. 69

di lui l'acquistava nel 1546 Alfonso di Luigi de’ Pazzi letterato valente. La tradizione, ricordata anche da una lapide, vuole che in questa villa abbia abitato anche S. Maria Maddalena de’ Pazzi. Estinto il ramo de’ Pazzi al quale la villa appartenne, essa andò nel 1679 in eredità ai Grifoni e Michele la vendeva nel 1710 ai Tolomei Biffi che la possedettero fino all’anno 1830.

Il sig. Giovanni Temple Leader che la comprò in quell’anno, la fece quasi interamente ricostruire, dandole il carattere di un antico palagio campestre. Egli poi ne fece come il centro d’un ampio possesso del quale entrarono a far parte molte delle antiche ville di Majano che anderemo enumerando. Il comm. Tempie Leader, che fu cosi benemerito delle arti, che fu studioso coltissimo delle nostre memorie, ebbe l’onore di accogliere in questo suo splendido soggiorno sovrani e principi reali. Un’epigrafe ricorda anzi come il 30 aprile 1875 furon qui ospiti il Principe Umberto, la Principessa Margherita d’Italia col Principe Federigo Guglielmo e la Principessa Vittoria di Germania. Alla morte dell’illustre gentiluomo la villa con tutti gli altri beni andò in eredità a Lord Westbury.

Il Palagio degli Allori o Morone. - Villa Westbury. — I fratelli della Compagnia di Or S. Michele venderono nel 1358 questo palagio a Francesco di Lorenzo Moschini speziale, la nuora del quale Gostanza, l’alienò nel 1413 a Giovanni di Sano Biffoli. Marco di Francesco Tassini la comprò dai Biffoli nel 1471 rivendendola quattro anni dopo a Luca di Piero Da Panzano, da’ successori del quale passò nel 1656 per eredità nei Quaratesi, poi per compra nei Fabroni e nei Dudley. Dopo numerosi altri passaggi di possesso, l’acquistava nel 1852 il sig. Giovanni Temple Leader per unirla agli altri suoi beni di Majano.

La Fornace o il Garoso. - Villa Westbury. — È un altro dei possessi che costituirono la fattoria di Majano del compianto comm. Tempie Leader. Da Isaia da Castelfranco che la possedeva nel 1427, questa casa da signore passò nel 1469 nei Valori, poi nel 1544 nei Bartoli e nel 1581 in Giovanni di Matteo Carosi dal quale le venne il nomignolo di Caroso. Dai Fabrini che la comprarono nel 1643