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BARRIERA SETTIGNANESE. 49

Il Bosco. - Villa Di Frassineto. — Fu nel XV secolo di una famiglia Da Radda calzolai che la vendè nel 1524 a Gismondo di Lodovico Buonarroti Simoni. Comprata nel 1570 da Jacopo d’Antonio Cardinali, fu rivenduta nel 1653 dagli eredi di lui ai Montelatici e da questi nel 1708 agli Arrighetti. Il capitano Onofrio Arrighetti l’alienò ai Monaci Vallombrosani di S. Pancrazio che la possedettero fino alla prima soppressione. Dipoi fu de’ Giuntini che la venderono alla Baronessa Favard de FAnglade. Questa villa servi di villeggiatura a Niccolò Tommaseo, com’è ricordato in una lapide appostavi in occasione del centenario dell’illustre scrittore, filosofo e patriotta dalmato.

Gamberaja. - Villa della Principessa Ghyka. — Delle numerose ville disseminate sulle deliziose colline Settignanesi, è questa una delle più degne di speciale ricordo, perchè alla grandiosità della costruzione, alla vaghezza de’ giardini che l'attornano associa il ricordo d’artisti gloriosi che ebber qui la loro dimora modesta.

Il nome di Gamberaja si trova ricordato per la prima volta in una pergamena della Badia fiorentina contenente una concessione a livello di un podere con casa in luogo detto Gamberaja fatta il di 17 gennaio 1398 dalla Badessa di S. Martino a Mensola a Giovanni di Benozzo di quel popolo. Dei diritti delle monache non si fa più menzione ai primi del secolo successivo nel quale il podere e la casa di Gamberaja appartengono a Matteo di Domenico detto il Borra scalpellino. Questo Matteo, che si trova poi indicato col cognome di Gamberelli, derivato molto probabilmente dai nomignolo della località dove abitava, fu padre di cinque figli; tutti si dedicarono all’esercizio dell’arte paterna. Due di essi, Domenico primogenito nato nei 1407 e Tommaso nato nel 1422, non riuscirono ad emergere framezzo ai tanti scalpellatori che nel villaggio di Settignano vivevano in quell’epoca: Giovanni nato nel 1412 fu un discreto scultore ed architetto, mentre gli altri due figli, Bernardo nato nel 1409 e Antonio nato nel 1427 seppero collo studio e coll’ingegno raggiungere il massimo grado tra i maestri dell'arte fiorentina del secolo aureo.

Bernardo e Antonio, più noti nella storia col soprannome


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