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BARRIERA DEL PORTE ALL’ASSE. 287

de’ Medici, ebbe splendore nuovo sotto il principato, quando Cosimo I, tenendola come suo soggiorno favorito, l’abbellì in ogni modo, profondendo dei veri tesori per adornarne le sale ed il giardino colle opere dei più celebri artisti del suo tempo. Piero di Cosimo, il Bronzino, il Pontormo lavorarono alla decorazione delle stanze, mentre il genio multiforme di Niccolò Del Riccio detto il Tribolo creava molte cose nuove ed attraenti per dare al giardino un aspetto totalmente originale. Il Tribolo disegnò lo spartito di quell'ampia zona di terreno in declivio: aprì viali e sentieri, eresse loggie, grotte: creò cascate d’acqua, ampie vasche: scolpì fontane e statue, mentre Piero da S. Casciano raccoglieva le acque e ingegnosamente le distribuiva nella villa ed in ogni parte del giardino. I successori di Cosimo I non mancarono di dedicare le loro cure alla villa di Castello, mantenendola nel conveniente decoro ed accrescendola di continuo di nuovi ornamenti. Nel giardino della villa di Castello, fu coltivato per la prima volta, per ordine di Cosimo I il gelsomino e a tempo di Cosimo III il mugherino. Troppo lungo sarebbe il ricordare soltanto tutti i personaggi che più particolarmente vi abitarono o che vi furono ospiti; e mi limiterò soltanto a ricordarne alcuni. Il celebre condottiero Giovanni delle Bande Nere vi abitò quattordicenne appena, insieme alla madre Caterina Sforza negli anni dell’esilio da Firenze della sua famiglia; Cosimo, poi granduca di Toscana, vi stette pure fanciullo col precettore Pier Francesco Ricci e fu qui che montò la prima volta a cavallo; Bianca Cappello divenuta moglie di Francesco I vi soleva villeggiare e il Cardinale Giovan Carlo che aveva avuto in uso la villa vi dette molte di quelle feste sontuose nelle quali dilapidò un patrimonio ingente. Fra gli ospiti ricorderemo Jacopo Courtois, detto il Borgognone, il celebre pittore di battaglie, che per concessione sovrana potè fra le delizie e la quiete di questo soggiorno svolgere la sua ferace operosità.

I restauri più volte eseguiti al fabbricato ne hanno alterato affatto ogni antico carattere e mentre in alcune parti interne si veggono ancora i resti della vecchia costruzione, la facciata presenta oggi un carattere insigni