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BARRIERA DEL PONTE ROSSO. 205

e del parco iniziato nel 1569 costò una somma di 782,000 lire.

L’antico palazzo di Pratolino che aveva ai lati due torricelle ottagone per l’orologio e la ventarola, era adorno di pitture di Crescenzio D’Onofrio allievo del Passino, con figure del Petrucci, di Giovanni da S. Giovanni ecc. Al terzo piano eravi un teatro fatto fabbricare da Ferdinando de’ Medici nel 1697 dal Ferri, facendolo decorar di scene dal Bibbiena. Fra le rarità della villa si notava anche un organo posto in movimento dall’acqua.

A Pratolino fu ricevuto nel 1584 da Francesco I, Don Vincenzo Gonzaga sposo di sua figlia Eleonora.

La villa di Pratolino, trascurata affatto nel secolo XVIII, era già in stato deplorevole al principio del secolo scorso e Ferdinando III di Lorena, tornando nel 1814 sul trono dal quale l’aveva cacciato la dominazione francese, la fece affatto demolire.

Da quell’epoca in poi, l’antica paggeria restaurata alla meglio, servi ad uso di villa. Oggi tanto questa che il parco sono proprietà dei Principi Demidoff che l’acquistavano dall’amministrazione del patrimonio particolare della casa di Lorena.

Il Principe Paolo Demidoff fece riordinare il parco che era stato lungamente lasciato in abbandono, restaurare la bella cappella e riparare pure coll’opera del valente artista Prof. Rinaldo Barbetti la statua ed il laghetto dell’Appennino. Anche la villa abbellì di molte opere d’arte e la corredò di numerosi annessi, fra i quali un’ampia e ricchissima sala per le feste.

Pieve di S. Cresci a Maciuoli. — A breve distanza da Pratolino, verso le pendici di Monte Morello, è quest’antichissima Pieve della quale si hanno ricordi fino dal XI secolo. Si disse anche S. Cresci in Albeno, in Albio e a Carza. La costruzione esterna, tutta di filaretto, ha caratteri del XII secolo. Però la chiesa fu rifatta quasi interamente, soprattutto nella sua parte interna, verso il 1443 quando n’era pievano quel Giovanni Arlotto Mainardi, chiamato il Pievano Arlotto, del quale sono notissime le amenissime burle e le le arguzie salaci. L’interno è a tre