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BARRIERA DEL PONTE ROSSO. 188

fu Guido di Gentile. Nel XVI secolo quasi tutti i beni dell'ordine, compresa la celebre e grandiosa magione di Altopascio, erano stati dati a livello alla famiglia Capponi e nel 1542 Giovanni di Bernardo riduceva a villa il vecchio spedale del Pellegrino. Nel 1638, cessato il livello, e soppresso l’ordine ospitaliere, i beni ricaddero nel Granduca come gran maestro dell’ordine di S. Stefano ed egli rinnovò la villa tenendola per qualche tempo a proprio uso. Più tardi, essa fu ceduta ai PP. Calasanziani delle Scuole Pie i quali, per opera di un architetto del loro ordine, rifecero la chiesa adornandola di stucchi e ridussero la villa a convento dove nel 1776 istituirono il loro Noviziato. La chiesa ha modesta importanza artistica e contiene delle discrete pitture settecentesche del Bonechi e del Cipriani.

Il Sassetto già il Palagio. - Villa Martini Bernardi-Moniuszko. — Sul finire del XIV secolo questa villa che si chiamava il Palagio apparteneva alla famiglia Macinghi o Macigni, discendente dai Razzanti, la quale aveva le sue case in via de’ Servi. Il 7 aprile 1460 Francesco di Tommaso Sassetti comprava da Zanobi ed altri Macinghi il Palagio che da allora in poi si chiamò il Sassetto o il Palagio dei Sassetti. Piero di Gino Capponi acquistava la villa da Teodoro di Francesco Sassetti il 19 ottobre del 1546. I Capponi dettero più tardi al vecchio palagio medievale un aspetto identico per lo stile architettonico a quello del loro palazzo di Via S. Sebastiano, ciò che fa supporre che il lavoro di riduzione fosse eseguito o dal Fontana o dal Ruggieri gli architetti del palazzo di Firenze. La villa appartenne ai Capponi fino alla metà del secolo scorso ed il Marchese Gino, vendendola, fece trasportare nell’altra sua villa di Varramista un bel dossale Robbiano che ne adornava la cappella. Dai Capponi andò nei Lamporecchi e più tardi negli Jandelli.

Il Giuggiolo. - Villa Gans — Apparteneva nel XV secolo alla famiglia Da Rabatta e Pier Francesco d’Antonio la vendè nel 1493 a Giovanni di Messer Donato Cocchi-Donati. Nel 1594 Filippo Cocchi la rivendè a Piero di Francesco Capponi col patto che essa passasse al nuovo proprietario soltanto dopo la morte di lui e di sua moglie