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BARRIERA DELLE CURE. 103

mentre non è avvalorata da nessun fondato elemento l’altra affermazione degli antichi storici che quivi sorgesse quel castello presso al quale i fiorentini guidati da Stilicone avrebbero nel 406 vinto e fiaccato l’orgoglioso Radagasio re dei Goti, che con infinite milizie scendeva giù per la valle del Mugnone ad imporre colla violenza l’autorità sua. Fiesole, più per le condizioni mutate dei tempi e per l’abbandono dei suoi cittadini più cospicui, che per violenze altrui, era attorno al 1000 caduta nel massimo squallore e il vescovo Jacopo Bavaro iniziò i tentativi per farla risorgere col trasferirvi la cattedrale che era rimasta per tanti secoli isolata e divisa dalla popolazione che vi era soggetta.

Spogliata degli onori di cattedrale, la chiesa perdette anche l’antico titolo di S. Pietro al quale il vescovo volle fosse sostituito quello di S. Bartolommeo, sotto il quale la vediamo poco dopo risorgere dalla rovina nella quale era caduta per l’abbandono, ricca e fiorente abazia dell’ordine benedettino. E tale si mantenne fino all’anno 1439 in cui Papa Eugenio IV la soppresse per concederla nel 1445 ai Canonici Regolari di S. Agostino, arricchita coi beni di chiese e di conventi che vi furono riuniti ed aggregati. Dalla presa di possesso per parte di questi Canonici Lateranensi, chiamati anche Roccettini, cominciano la vera grandezza e la fama della Badia Fiesolana. Cosimo de’ Medici, amico di alcuni di quei dotti Canonici, impiegò le sue ricchezze a rifabbricare chiesa e convento, valendosi dell’opera di Filippo di Brunellesco, e non è a dirsi se coll’oro dei Medici ed il genio peregrino del Brunellesco, l’edifizio riuscisse splendido e degno del suo benefattore. Il Vasari non esita a dire che Cosimo impiegasse in tal opera la egregia somma di 100,000 scudi, e certo dalla grandiosità dei lavori si può arguire che l’asserzione dello storico dell’arte non debba esser troppo lungi dal vero.

Brunellesco rifabbricò la chiesa lasciandovi solo una parte della caratteristica facciata incrostata di marmi alla maniera del secolo X, e dipoi Michelozzo Michelozzi vi uni una grandiosa sagrestia, costruì eleganti ed ampj