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86 | I DINTORNI DI FIRENZE. |
alla morte del quale passava nel 1738 in forza d’un fidecommisso, nella cappella di S. Michele Arcangiolo nella chiesa della Madonna de’ Ricci. Nel 1741 la famiglia Cedri la prendeva a livello pagando un canone annuo di 45 scudi e 7 lire e lo possedeva fino al secolo scorso.
La Rocca o le Pargolette in Camerata. - Villa Jacometti-Ciofi. — Per quanto non si abbiano ricordi dell’esistenza di una rocca o fortilizio sul colle di Camerata, pure quest’antico nomignolo fa supporre che in origine la villa avesse l’aspetto di un castelletto o di una casa turrita. Nel 1427 era di Marco di Piero Dell’Antella dalla qual famiglia passò alla fine di quel secolo nei Mattei. Nel 1532 andò in Zanobi di Ser Francesco Masi che la rivendeva nel 1535 a Giuliano di Jacopo Della Fonte. La comprò nel 1700 Baccio Vantucci e per eredità della madre Rosa Vantucci l’ebbe Tommaso di Giovanni Fontebuoni i cui eredi ne furono per oltre un secolo possessori.
Le Forbici. - Villa Gamba Castelli. — Questa villa, una delle più belle e più eleganti della collina delle Forbici, ha i caratteri d’un suntuoso edifizio moderno, per quanto sia di origine antichissima. Apparteneva alla famiglia Parenti, che in Firenze aveva le sue case nelle vie dei Pucci e del Cocomero, fin dal xiv secolo. Nel 1481 andò in casa Federighi per dote di Lessandra di Marco Parenti moglie di Carlo di Niccolò Federighi; ma il Federighi fu bandito ed i beni suoi caddero nelle mani degli ufficiali dei ribelli, i quali venderono questa villa a Bartolommeo di Luigi Arnoldi nel 1534. Da lui la comprava Caterina vedova di Francesco Ughetti, lasciandola alla figlia Lisabetta moglie di Vincenzo Torriti che l’alienava nel 1632 al Cav. Raffaello Giorgi da Romena. Questi la vendeva nel 1698 a Baccio Martelli Senatore, al quale fu tolta dal genero Cav. Giovanni Narvaez y Saavedra, Scalco del Granduca, come parziale pagamento della dote di 7000 scudi che il Martelli aveva promessa alla figlia Maddalena. I Narvaez venderono poco dopo la villa ai Rilli Orsini che la possedettero fino al XIX secolo. In tempi più moderni fu Seratti, poi dei Conti Archinto di Milano e quindi dei Castelli di Livorno.