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vicoli interni, di cortili, di terrazze, di cavalcavie, che mettevano in comunicazione quasi tutte le parti dell’ampio quadrato, favorivano la fuga di coloro che la polizia ricercava e che conoscendo a perfezione i più misteriosi recessi di quel fabbricato, potevano spesso nascondersi ed eludere facilmente le ricerche più attive e più minuziose: quindi i borsaioli, i ladri, i sottoposti alla speciale sorveglianza, avevano un affetto, un amore tutto speciale per questa località che si prestava mirabilmente a proteggerli.

Ecco le pagine nere, le più nere anzi di questo quartiere che ridotto in questo stato era addirittura la vergogna di Firenze. Però nel descrivere le brutture, gli orrori, le vergogne di questo quartiere s’è esagerato ed esagerato fino a farne teatro di avvenimenti impossibili, asilo di gente che non è mai esistita, luogo di misteri spaventosi e di delitti orridi.

È stato un delirio, un eccesso di esagerazioni colossali, di fantasie inverosimili, eppure s’è durato un bel pezzo ad alimentare la pubblica curiosità, a suscitare i più alti sensi di meraviglia e di orrore coi racconti di avvenimenti spaventevoli che si sarebbero svolti in tutte le loro fasi più truci in questo luogo sinistro, in questo tetro recesso... consacrato al delitto.