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Tu fai per lidi perigliosi e strani
girar le genti e solcar Tonde salse
102 nel maggior verno con diletti vani.

Quanti, sollo io, cui giá piú d’onor calse.
soggioghi a servitú ritrosa e molta!

105 Mille nascon da te vii opre e false;

per te, crudele, è sottosopra volta
piú d’una terra, e per te spesso il figlio
ro8 al suo padre pietoso ha vita tolta.

Ma di ciò gli altri; e’l mio parlar ripiglio.
Se avarizia vi punge e lega i sensi
111 e vi pon di voi stessi in gran periglio,

almen, colmo d’amor, tacito pensi
al comun ben chi dee né a furar vegni
114 nel sommo seggio con gli spirti accensi:

dico a voi che godete i nostri regni,
tolti pur or da coltivar terreno,

117 per abbassar i pellegrini ingegni:

se forza d’auro in man v’ha posto il freno,
non lassate cader nel fango questa
120 candida libertá né venir meno;

non divorate ognor con si molesta,
ardente brama i nostri dolci frutti,

123 schivi del tutto d’ogni impresa onesta.

A quei di Sparta i dolorosi lutti
predisse Apollo, i quai per gran desio
126 e fame di arricchir furon distrutti ;

Ponzio si dolse assai del destili rio,
e che tra voi non venne, mentre corse
129 Roma assetata ad ogni aurato rio,

mentre eh’in uso quetamente scòrse
di lor senza alcun fren questo e quel dono
132 ch’a piú lodato fin poscia si torse.

Che pari’io, se chi dee non ode il suono?
Mi par sentir chi sorridendo dica:

135 —Col mio poco saper, pregiato sono;

voi no, gente a virtú devota, amica,
che, rivolgendo ognor Tantiche carte,

138 sol ombra e fumo asciutto vi nutrica: