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(bastando dir ch’Amore
m’assalse e punse ’l core
ne l’acerba stagion co’ fieri strali)
non raccont’ io piangendo
e a disfogar il mio dolor mi rendo?
Dico ch’Amor diviso,
si tosto com’io entrai
sotto il suo giogo dispietato, m’have
da l’angelico viso,
da’ chiari e caldi rai
degli occhi e da la tanta onestá grave,
dal ragionar soave
ch’addolcia le mie pene:
ma piú, lasso! m’attrista
che la beata vista
mi chiuda allor eh’in fronte a scherzar viene
tra gl’irti capei d’oro
e inanellati, ond’io mi discoloro.
Pur crederei tenermi,
fra tante pene, in vita,
fra quante Amor mi ruota indegnamente;
ch’agli occhi tristi e ’nfermi
talor la mente ardita
il bel volto disegna e quell’ardente
luce, ove dolcemente
piove Amor gioia pura;
ma s’agghiacciano i sensi,
quando avvien poi eh’i’pensi
che il mio ricco tesoro altri mi fura,
e ’n guisa manco e tremo,
ch’a gran giornate vo verso l’estremo.
Dir puoi, canzon, se a’ piè santi t’inchini,
che piú de l’altrui gioia
che del mio gran dolor sento di noia.