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LVIII

Degni onori le serba il cielo.

Fonte d’alto valor, de’ cui bei rivi
cresce l’Arno e sen va superbo e chiaro,
ch’avete il don di castitá si caro
difeso sol coi pensier saggi e schivi
da l’empie man di quei che serbò vivi
il ciel per dar a voi pregio piú raro,
vostri onor fanno a morte alto riparo,
e giá loco vi dan gli spirti divi

e stanno intenti ad aspettare il vostro
santo ritorno; e le terrene genti
chiaman ne’ voti loro il vostro nome:

privilegio gentil del secol nostro
e lume del mio stil, che da voi, come
da divin foco, avrá fiamme lucenti.

LIX


Firenze festeggi il ritorno della bella vittoriosa.

Spargete, o ninfe d’Arno, arabi odori
a l’apparir di lei ch’io tanto onoro,
e su gli omeri belli e sul crin d’oro
un nembo de’ piú vaghi e scelti fiori.

Volin d’intorno i pargoletti Amori,
lieti cantando in dilettoso coro:

— Ecco chi d’onestá salvò il tesoro.

U’ son ora le palme, u’ son gli allori,
onde la bella vincitrice ardita
ne l’etá giovinetta s’incoroni,
innamorando il ciel di sua virtute?

Oh vivo specchio de l’umana vita,
ove le forme de’ celesti doni
risplendon per altrui pace e salute!