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LII

Fa voti per la salute di lei.

Sovra un bel verde cespo, in mezzo un prato
dipinto di color mille diversi,
due pure e bianche vittime, ch’io scersi
dianzi ne’ paschi del mio Tirsi amato,

Zefiro, io voglio offrirti ; e da l’un lato
donne leggiadre in bei pietosi versi
diran come i tuoi di piú chiari fèrsi
nel lume d’un bel viso innamorato;

da l’altro porgeran giovani ardenti
voti ed incensi; e tutti in cerchio poi
diranti unico re degli altri venti;

se i fior che ’l sol nel suo bel viso ancide,
bianchi e vermigli, co’ soavi tuoi
fiati rinfreschi, a cui l’aria e ’l ciel ride.

LIII


Scarse, a tanto merito, sue lodi.

Vedrá la gente ornai che quant’io dissi
di questa di virtú candida aurora,
che col gel d’onestá m’arde e ’nnamora,
fu picciol rio de’ piú profondi abissi ;

vedrá che mi dettò ciò che mai scrissi,
fido spirto del vero, e dirá ancóra:

— Oh felice chi l’ama e chi l’onora
e nel divino obietto ha gli occhi fissi!

L’altra Lucrezia, che si ardita strinse
il ferro e ne l’etá ch’ella fioriva,
morendo fe’ i suoi di piú vivi e chiari,
non s’agguagli a costei, che casta e viva
con gl’invitti d’onor suoi pensier cari
nei dubbi rischi il suo nemico vinse.