Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/37

XLV

Negli occhi e nelle mani di lei ogni suo bene.

Se a caso o ad arte miro
quegli occhi, dove Amor sovente mostra
il suo valor e l’alta gloria vostra,
per gran dolcezza fuor l’anima spiro;
e se l’inferma luce a tanto oggetto
abbasso poi pian piano
in quella dolce disiata mano,
quanta gioia allor, quanto
sento estremo diletto !

E se non fosse poi che quel bel guanto,
ricco ed avaro tanto,
mi copre quel che piú bramo e disio,
ben non fu al mondo mai qual fòra il mio.

XLVI


Gli occhi di lei guida al cielo.

Si come il sol, ch’è viva statua chiara
di Dio nel mondan tempio ove riluce,
de la sua vaga e sempiterna luce
ogni cosa creata orna e rischiara;

cosi a ciascun questa mia bella e cara,
che ’l ciel die’ per sua gloria e per mia duce,
lume e conforto co’ begli occhi adduce,
ov’ogni occulto ben d’amor s’impara.

E ’l fa, perché la mente, oltra passando
d’una in altra sembianza, a Dio s’unisca,
non giá per van desio, com’altri crede.

Ché chi ciò spera e si promette amando,
di che folle pensier l’alma nodrisca,
dicalo Amor per me, ch’aperto il vede.