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Convien che tosto il bel tesor vi preste
e tosto ve ’l ritolga, ché queste ale
36 son vie piú cTun baleno a fuggir preste.
Che piú tardate adunque? e che vi cale
d’esser giovani e belle, se voi sete
39 voi medesme cagion del vostro male?
O miserelle voi, che invan perdete
la giovinezza e non volgete gli occhi
42 al ben che racquistar mai piú potrete!
Non vi pascete di pensieri sciocchi,
ché la memoria de’ mal spesi giorni
45 è ’l maggior duol che sopra il cor trabocchi.
Non sperate mai piú che indietro io torni ;
prima che di man v’esca, aprite un poco
48 i bei vostri occhi d’ogni grazia adorni,
e vedrete il piacer, la festa e ’l gioco,
contentezza e diletti e risi e canti
51 che in verde etá di savia donna han loco;
vedrete i dolci spassi e tanti e tanti
frutti d’amor che parturisce ognora
54 il servir lungo de’ fedeli amanti ;
da l’altra parte scorgerete ancóra
come una donna si consuma e straccia
57 che del diletto mai non prese un’ora.
Perché costei che ognor vi dá la caccia,
vi giunge presto e fa canuto il crine
60 biondo e scolora la vermiglia faccia;
le rose andranno e resteran le spine,
gli stenti e i guai vi pioveranno addosso,
63 gli scherni e beffe saran senza fine.
Or, quanto abbia il cervel semplice e grosso,
chi per goder aspetta d’esser vecchia,
66 ecco qui la Vecchiezza: io piú non posso;
ella stessa il dirá, dateli orecchia.