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II
SECONDO AMORE
(1520-1530)
PER UNA LUCREZIA
I
LE LODI
(1520-1538)
XXVIII
Ella dal cielo gli perdoni il nuovo amore.
A quel che fé’ nel cor l’alta ferita,
soavissimo strai, cheggio perdono,
se degli occhi, ond’uscio, piú non ragiono,
e se d’altra beltá l’alma è invaghita.
Poi che lor luce e mia speme infinita
Morte empia spense e ’l suo piú caro dono
chi cel die’ si ritolse, in abbandono
diedi al dolor la mia angosciosa vita;
le cui spine pungean l’anima tanto,
che non scerneva il suo sereno stato
e chiudeva a se stessa il camin santo:
diei loco a nuova fiamma, onde, lentato
il duol acerbo e scosso il mortai manto,
vengo, ove sei, talor lieto e beato.